L'alchimia della celebrazione (Parte 3)
Il problema nasce perché, ogni volta che io uso le parole, esse hanno, nelle vostre menti, una particolare rispondenza. Quando dico: 'Celebra', tu pensi che si debba essere felici. Come si può celebrare, quando si è tristi? Ma io non sto dicendo che si deve essere felici per celebrare: la celebrazione è gratitudine per tutto ciò che la vita ti dona, per qualsiasi cosa Dio ti mandi. La celebrazione è riconoscenza, è un ringraziamento.
Questo aneddoto ve l'ho già raccontato, ma torno a raccontarlo:
Un Mistico Sufi, molto povero, affamato e stanco del viaggio, arrivò una sera in un villaggio e venne respinto.
Era un villaggio di mussulmani ortodossi, persone molto difficili da convincere: essi non vollero neppure dargli un riparo per la notte, nella loro città.
La notte era fredda, l'uomo aveva fame, era stanco, aveva abiti leggeri e tremava dal freddo. Si sedette sotto un albero, fuori dal paese. I suoi discepoli erano a loro volta depressi, tristi e anche in collera.
A un certo punto, il mistico si mise a pregare, e disse a Dio: 'Sei magnifico! Mi dai sempre ciò di cui ho bisogno!'
Questo era troppo! Un discepolo lo apostrofò: 'Aspetta un attimo... stai veramente esagerando! Queste tue parole sono false: siamo affamati, stanchi, vestiti pochissimo, e la notte si fa sempre più fredda... siamo circondati da animali selvatici, il paese ci ha respinto e siamo privi di un riparo... per quale motivo ringrazi Dio? Cosa intendi dire con quelle parole?'
E il mistico rispose: “È vero, lo ripeto: Dio mi dà quello di cui ho bisogno. Questa notte ho bisogno di povertà; questa notte ho bisogno di essere respinto, di avere fame, di vivere circondato dal pericolo. Altrimenti, perché mi avrebbe dato tutto questo? Dev'essere ciò di cui ho bisogno! Mi è necessario, e io devo essergli riconoscente... egli si prende sempre cura dei miei bisogni, e lo fa molto bene: è veramente meraviglioso!” Questa è un'attitudine che non bada alla situazione in sé: la situazione di per sé non è importante.
Celebra, qualsiasi sia la situazione. Se sei triste, celebra la tua tristezza. Prova! Fai un tentativo, e rimarrai sorpreso: accade. Sei triste? Mettiti a ballare, perché la tristezza ha una sua bellezza, è uno squisito fiore silente dell'essere.
Danza, gioiscine, e all'improvviso, sentirai che la tristezza sta scomparendo: si è creata una distanza. Pian piano, ti dimenticherai della tristezza e ti ritroverai a celebrare: la danza ha trasformato quell'energia.
Questa è alchimia: trasformare il metallo comune in oro puro.
Tratto da: Osho, Vivere, amare, ridere Ed.NSC
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