Il senso dell'umorismo al femminile (Parte 2)
La donna non ha nulla di cui ridere, ha solo motivi per piangere e disperarsi... essa sa piangere molto bene; è un'esperta in lacrime.
La risata è una meta lontanissima: di cosa può ridere una donna? Tutta la sua vita è stata deformata; il suo potenziale è stato schiacciato; la sua individualità è stata legata; le sono state tarpate le ali; le sue radici sono state distrutte. Nessuna classe sociale soffre più delle donne... eppure essa ha generato l'uomo, lo ha allevato, gli è stata compagna nelle notti oscure. Lo ha rallegrato nei momenti di depressione, ha curato le sue ferite... eppure, l'uomo la ripaga con una schiavitù sempre più opprimente.
Tutto questo sembra nascondere una paura psicologica. L'uomo sembra aver percepito, fin dall'inizio, che la donna possedesse poteri superiori, una maggior vitalità, e che se le avesse concesso una libertà totale di crescere, essa lo avrebbe di gran lunga superato. Meglio, quindi, tarparle le ali, così che non potesse volare nel cielo sconfinato; meglio tenerla debole; insegnarle, condizionarla affinché dipendesse dall'uomo, sempre e comunque.
Nei testi sacri hindu si dice che la donna, da ragazza, debba dipendere dal padre; da giovane, deve dipendere dal marito; da vecchia, dai figli... ma deve sempre dipendere da qualcuno, non le è mai concessa alcuna indipendenza. Il risultato è che la donna è profondamente immersa nell'amarezza: tutto il suo essere è un grido alla rivolta. Non ha una quiete che le permetta di ridere... vive in profonda miseria, in disperazione... e se non diverrà libera, non potrà avere un senso dell'umorismo.
E, una volta libera, si lascerà alle spalle l'uomo, lo supererà in ogni dimensione creativa, ed esploderà di gioia e felicità. Essa, per sua natura, non è seria... non si preoccupa mai di cose serie. E' l'uomo, per sua natura, che sembra essere serio... e che, se si parla di assurdità, se si chiacchiera, ti considera infantile.
La donna non parla mai di Dio, del paradiso e dell'inferno. Non le interessano i vangeli, i testi sacri ('gospel', in inglese, n.d.t.), è interessata unicamente ai pettegolezzi dissacranti ('gossip' in inglese, n.d.t.). E' estremamente pragmatica, pratica, realista...
All'uomo interessano le cose lontane. Alla donna no: i suoi interessi sono estremamente reali. E se le venisse concessa la libertà... ed è ormai ora: questo tipo di schiavitù non può più essere tollerato; né dalle donne, né dagli uomini che abbiano un minimo di compassione, di intelligenza, d'amore... questa situazione dev'essere radicalmente cambiata!
Solo allora la donna intonerà canti che nel suo passato le sono sempre mancati. Danzerà, e danzerà meglio di qualsiasi Nijinski; dipingerà, meglio di qualsiasi Picasso. E i suoi canti, i suoi quadri, la sua musica, la sua danza, saranno di gran lunga più vicini alla vita, saranno più sani, più vivi.
E, una volta completamente libera, potrà dar vita a molti più Buddha, a molti più Bodhidharma, a molti più Gesù, di quanti non ne siano sorti tra gli uomini.
Inoltre, una cosa si può dire con certezza assoluta: essa non crocifiggerà un Gesù, non avvelenerà un Socrate, non assassinerà un Mansur; per una donna, è un gesto assolutamente inconcepibile.
L'uomo è distruttivo, la donna è creativa. Anche la sua risata sarà di una qualità assolutamente diversa, di una qualità assolutamente superiore... più innocente, più simile a quella di un bambino.
Tratto da: Osho, Vivere, amare, ridere Ed.NSC
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