La morte come soglia
Che si può dire della morte? Come puoi dire qualcosa sulla morte? Le parole non possono esprimere il significato della morte. Cosa vuol dire la parola ‘morte’? In realtà non vuol dire nulla. Cosa vuoi dire quando usi la parola ‘morte’? È una soglia, oltre la quale non sappiamo cosa accada. Vediamo una persona oltrepassare la soglia; la vediamo finché arriva alla soglia, e poi scompare. La parola morte può darti solo il significato della soglia. Ma che accade veramente oltre la soglia? Perché la soglia non è il punto della questione.
La soglia va superata. Cosa accade a chi passa attraverso questa porta e va dove non possiamo più vederlo? Cosa gli accade? Che cos’è questa soglia? È solo l’arrestarsi del respiro? Il respiro rappresenta la vita nella sua interezza? Non possiedi altro oltre il respiro? Il respiro s’arresta… il corpo si deteriora… se sei solo corpo e respiro, non c’è alcun problema. Allora la morte non è nulla, non è una soglia che ti porta a qualcos’altro. È solo un arrestarsi, non una scomparsa. È come un orologio.
L’orologio ticchetta quando funziona, e poi si ferma; non ti chiedi dov’è andato il ticchettio – non avrebbe alcun senso! Non è andato da nessuna parte. Non è andato affatto, si è solo fermato; era un meccanismo e qualcosa è andato storto nel meccanismo – puoi ripararlo e si rimetterà a ticchettare. La morte è come un orologio che si ferma? È proprio così?
Ma se è così non è un mistero, non è nulla in effetti. Come può la vita scomparire così facilmente? La vita non è meccanica. La vita è consapevolezza. L’orologio non è consapevole. Tu puoi sentirne il ticchettio; l’orologio non l’ha mai ascoltato. Tu puoi ascoltare il battito del tuo cuore. Chi è che ascolta? Se tutta la vita è contenuta nel battito del cuore, allora chi è che ascolta? Se il respiro è l’unica vita che c’è, come puoi essere consapevole del respiro? Ecco perché tutti i sistemi orientali di meditazione usano la consapevolezza del respiro come tecnica sottile: se diventi consapevole del respiro, chi è che è consapevole? Dev’essere qualcosa che va oltre il respiro, perché sei in grado di osservarlo e chi osserva non può essere l’oggetto dell’osservazione. Puoi esserne testimone; puoi chiudere gli occhi e vedere il respiro che entra ed esce. Chi è che osserva, che testimonia? Dev’essere una forza separata che non dipende dal respiro. Quando il respiro scompare è come l’arrestarsi di un orologio, ma dove va a finire la consapevolezza, in che luogo si sposta?
La morte è una soglia, non un arresto. La consapevolezza si sposta, ma il corpo rimane alla soglia – proprio come tu vieni qui e lasci le scarpe fuori della porta. Il corpo viene abbandonato fuori del tempio, mentre la tua consapevolezza entra nel tempio. La consapevolezza è il fenomeno più sottile; al suo confronto la vita non è nulla. La vita fondamentalmente è solo una preparazione per la morte – è saggio solo colui il quale, nel corso della sua vita, impara a morire. Se non impari a morire, hai perso tutto il significato della vita: è una preparazione, un addestramento, una disciplina.
La vita non è il fine ultimo, è solo una disciplina per imparare l’arte di morire. Ma tu hai paura, al solo sentire la parola morte inizi a tremare. Ciò vuol dire che non hai ancora conosciuto la vita, perché la vita non muore mai. La vita non può morire.
Da qualche parte ti sei identificato col corpo, col meccanismo. Il meccanismo deve morire, non può essere eterno, perché dipende da tante cose; è un fenomeno condizionato. La consapevolezza è incondizionata, non dipende da nient’altro. Può fluttuare come fa una nuvola nel cielo: non ha radici, non ha cause, non nasce mai quindi non può mai morire.
Quando qualcuno sta morendo, sii meditativo vicino a lui, perché ti trovi accanto a un tempio, un luogo sacro. Non essere infantile, non dare spazio alla curiosità, sii silenzioso in modo da poter osservare e vedere. Sta accadendo una cosa che ha grande significato. Non perdere questo momento.
Osho, And the Flowers Showered, Talk #5
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